Si è pensato di ottenere questo risultato creando un'installazione che fosse una sorta di “machine à refléter“, formata da semplici elementi, che orientati in maniera differente, fornissero contemporaneamente più immagini dello stesso soggetto.
Più istantanee sommate nella percezione complessiva dell'installazione, come a comporre appunto una gif!

Gli schermi digitali diventano i piani orizzontali di altrettanti tavoli dal look assolutamente minimale e neutro. La zona sottostante, di questi elementi, illumina con una lama di luce variamente inclinata e rivela il nome dell'autore dell'opera.
Nel parte superiore, il gioco di riflessioni degli specchi sospesi su esili tondini in acciaio cromato, genera una nuvola, (“cloud“) che simboleggia la condivisione che sta alla base dell'operazione mediatica di Google+ ma anche l'azione che ogni visitatore mette in atto entrando a far parte di questo teatro degli specchi (condividere se stesso).

Ogni emozione viene replicata in un loop infinito di immagini che fanno rivivere la spontaneità e l’energia del momento.

Il successo delle gif è dovuto al fatto che sono un mezzo estremamente semplice e visivo di esprimere qualcosa. Da un lato, questo rispecchia perfettamente i trend di internet : un formato veloce, semplice e soprattutto visuale.